Menata about Invalsi

Scansione 16

Per saperne di più su Menata

 

https://www.facebook.com/menata110/?fref=ts

 

 

 

 

Due righe sul 12 maggio NOINVALSI – Omologare È reprimere. Reprimere per omologare.

12MAGGIO

Pubblicato su TUTTOSBAGLIATO n. 0 (maggio 2016)

 

Il 12 maggio siamo scesi in piazza per boicottare i test INVALSI. In diverse scuole, oltre al clima di repressione e controllo che prosegue ininterrotto e trasversale in tutte le scuole dall’inizio dell’anno, i presidi hanno preso iniziative per tentare di ostacolare il boicottaggio. Ad esempio, al Marco Polo (Linguistico e ITC) il preside ha minacciato alcuni studenti di “alzar loro le mani” se avessero boicottato le prove, uno studente dello SMAB si è “messo in mezzo” e pochi giorni dopo è stato sospeso; al De Nittis alcuni studenti nei giorni precedenti la manifestazione e anche quella stessa mattina sono stati minacciati di vedersi abbassare il voto di condotta se non fossero entrati regolarmente in classe. I test sono stati comunque boicottati in numerosissime scuole nonostante i tentativi di intimidire gli studenti, portati avanti anche dagli stessi professori.

I docenti ancora una volta non hanno voluto riconoscere il fatto che siamo sotto lo stesso schiaffo, vinti chi dal ricatto del lavoro chi da una sincera fede nei metodi repressivi, e si sono fatti strumenti di questa strategia repressiva. Le parole che più spesso ci siamo sentiti dire è che scendevamo in piazza perché siamo “nullafacenti”, dato estrapolato principalmente sulla base del rendimento scolastico. I test INVALSI sono il prototipo della scuola verso cui stiamo andando: una scuola che si limita a far accumulare nozioni agli studenti per spingerli verso dinamiche di semplice problem solving (con soluzioni prestabilite) senza possibilità concesse allo spirito critico per svilupparsi. Sono il prototipo di una scuola che lascia indietro chi è in difficoltà, che pretende l’eccellenza e la pretende rigidamente irreggimentata.

Il corteo si è mosso da piazza Umberto dopo aver deciso il cambio di destinazione a causa della pioggia: invece che a Parco 2 Giugno, l’arrivo del corteo è stato spostato in Ex Caserma Liberata. Il percorso del corteo passava davanti alla sede barese di Forza Nuova, il pub “Il Covo del Klan”, che è stato sanzionato con lanci di uova. Nel frattempo al De Nittis – Pascali (Artistico) mentre noi eravamo in piazza è stato convocato un consiglio di classe straordinario al fine di sanzionare gli studenti e le studentesse che hanno preso parte alla manifestazione. Appresa la notizia al termine del corteo, ci siamo diretti verso il liceo artistico e lì ci siamo riuniti in presidio per protestare contro l’ennesima mossa repressiva della presidenza. La preside Irma D’Ambrosio aumenta ancora il peso della repressione e dei ricatti verso chi si sposta dall’immaginario di “studente modello” o s’impegna per creare una scuola e una società differenti, rifiutando con loro ogni forma di dialogo e svuotando quelle ufficiali di ogni significato reale o presunto.

Il consiglio del 12 è stato annullato, ma non è detta l’ultima parola. Quando gli studenti medi SI ORGANIZZANO, dentro e fuori le scuole, sanno che devono far fronte alle minacce, ai provvedimenti, e allo sminuire costante da parte dei docenti di tutto ciò che dicono. Agli studenti queste minacce pesano nella vita di tutti i giorni, nei rapporti sociali e nella vita scolastica. Nonostante ciò, noi continuiamo a scendere in piazza perché le nostre ragioni sono più grandi delle loro minacce, e soprattutto perché (e i fatti avvenuti al De Nittis il 12 lo dimostrano) SOLO LA LOTTA PAGA.

Stiamo organizzando il presidio per la data in cui sarà fissato il consiglio di classe del De Nittis, che appena sapremo renderemo nota. Ci rivediamo nelle scuole, nelle strade, nelle piazze a far sentire le nostre voci, contro ogni repressione!

 

Coordinamento SMAB – Studenti Medi Autorganizzati Bari

 

Prove autentiche, INVALSI: test d’omologazione – Le crocette sulle spalle degli studenti in una via crucis che ha del ridicolo

escape_capitalism

Pubblicato su TUTTOSBAGLIATO n. 0 (maggio 2016) e StudAut 

Nelle ultime settimane sono state somministrate le prove autentiche di Italiano, Matematica, Inglese, Scienze e Tedesco.

Ma cosa sono le prove autentiche?

Dopo diverse richieste di spiegazioni per capire quale fosse effettivamente lo scopo di queste prove e quale fosse la tipologia dei quesiti, ci sono state date risposte vaghe, spesso differenti da professore a professore e non completamente corrispondenti alla realtà. Ci è stato detto che queste prove, uguali, per classi parallele, somministrate in quarto e quinto ginnasio, sono funzionali a capire, attraverso una valutazione oggettiva, quali classi non hanno raggiunto il livello di apprendimento prefissato dal PTOF. Queste prove si inseriscono nel “Piano di Miglioramento” che deve garantire la realizzazione, attraverso le pratiche scelte dalle scuole, degli obiettivi prefissati. Il PdM inoltre costituisce un criterio di valutazione esterna e di successiva classificazione delle scuole-stakeholder. Ci è stato anche detto che le prove autentiche misurano le competenze, ovvero ciò che ogni studente sa fare con le conoscenze acquisite e verificate attraverso le prove tradizionali e che non ci sarebbero state sottoposte nella forma delle Invalsi, per quanto qualche professore abbia anche affermato il contrario. Inoltre, queste prove si dovrebbero differenziare dalle Invalsi, non solo per la tipologia dei quesiti, ma anche perché gli argomenti devono essere stati svolti da tutte le classi parallele e non decisi da un istituto esterno (come l’INVALSI), ma dai docenti del dipartimento della materia interessata. Ci è stato riferito, infine, che le prove autentiche possono essere considerate una strategia di confronto fra professori sul miglioramento dei metodi didattici attraverso la condivisione e lo scambio.

Alla luce di quanto abbiamo appreso e abbiamo verificato attraverso lo svolgimento delle prove, sono scaturite riflessioni e discussioni in diverse classi da cui sono emersi dubbi sulla validità del metodo e dello scopo di queste prove, e si sono riscontrate anche contraddizioni con quanto ci era stato riferito.

Ciò che contestiamo delle prove Invalsi, e che troviamo analogo nelle prove autentiche, è l’impossibilità di poter valutare oggettivamente, con prove uguali e standardizzate, le conoscenze, le competenze e la capacità logica degli studenti e delle studentesse. Ciò non è possibile perché già a livello nazionale sono evidenti le grandi differenze da scuola a scuola derivanti dal contesto socio-culturale ed economico; mentre a livello scolastico, per quanto possa sembrare meno evidente, si possono riscontrare differenze da classe a classe e anche da professore a professore. Ogni docente, ogni studentessa e ogni studente, infatti, ha una propria soggettività, ha compiuto percorsi didattici differenti, ha situazioni personali, scolastiche, sociali e di provenienza diverse; mentre le classi, anche nel contesto della singola scuola, non sono sempre allo stesso punto del programma e non hanno professori uguali che insegnano nelle medesime modalità o che pretendono lo stesso. Valutare con gli stessi criteri così tanti studenti e di conseguenza così tanti professori diversi, non risulterebbe una sorta di generalizzazione dell’apprendimento?

Il 15 aprile è stata somministrata la prova autentica di Italiano. Si è data una quantità di quesiti giustamente proporzionata al tempo, infatti i ragazzi hanno potuto ricontrollare con calma le risposte date; erano presenti domande a risposta multipla e domande aperte.

La prova di Matematica è stata somministrata il 20 aprile. I quesiti erano perlopiù a risposta multipla.
Il 28 Aprile è stata svolta la prova autentica di Inglese. La prova era divisa in due  parti, una di comprensione del testo, e una di grammatica, entrambe a risposta multipla.

Il 27 Aprile, per le classi dei corsi tradizionali, è stata somministrata la prova autentica di scienze. La prova era costituita da quesiti a risposta multipla, di cui per ognuno bisognava riportare la motivazione della scelta su un foglio bianco allegato.

Il 4 Maggio gli studenti frequentanti le classi del corso internazionale hanno sostenuto la prova autentica di lingua tedesca. I quesiti erano tutti a completamento o aperti.

Attraverso il confronto tra le varie classi  e le varie scuole, sono emersi dubbi e incertezze sulle prove. Al “Socrate”, per quanto riguarda la prova di italiano, era presente un brano di L. Sciascia che trattava la tematica dell’emigrazione degli italiani verso gli Stati Uniti nel secondo dopoguerra. Probabilmente un modo per riflettere, attraverso il confronto col passato, su un tema di grande attualità: le migrazioni. Ma le risposte a domanda multipla appiattivano completamente una tematica così ampia, delicata e particolare e neanche nelle domande aperte c’era spazio per un commento e/o per un’analisi critica dell’argomento, limitando e non stimolando così le considerazioni  individuali e lo sviluppo di pensieri propri. Forse perché domande che incentivavano il pensiero critico del singolo, non avrebbero garantito la completa oggettività della valutazione?

Per quanto riguarda la prova di Matematica di quinto ginnasio, i quesiti rispecchiavano esattamente la tipologia e gli argomenti (proporzionalità, statistica, previsioni …) delle Invalsi: le domande erano ambigue, con trabocchetti, e di fatto non stimolavano lo studente ad esercitare sempre il ragionamento e ad applicare le conoscenze acquisite durante l’anno. Molti degli argomenti cui facevano riferimento le domande non erano stati trattati o approfonditi durante le lezioni per molte classi (infatti talvolta è accaduto anche che tali argomenti siano stati spiegati qualche giorno prima della prova) e non erano proposti nella maniera a cui i ragazzi e le ragazze si erano esercitati/e fino a quel momento; mentre altri argomenti, come ad esempio quelli di geometria, appartenevano al programma di quarto ginnasio.

I quesiti della prova di Scienze non rispecchiavano sempre gli argomenti svolti durante l’anno e l’intera prova era strutturata come un problem solving, non sempre presente nelle tipologie di esercizi a cui i ragazzi e le ragazze delle varie classi erano stati abituati. Le domande erano spesso a trabocchetto e/o poco chiare.

La prova autentica di Tedesco, per le classi quinte del corso internazionale, presentava un esercizio di grammatica, uno di traduzione e un brano con le relative domande di comprensione. Dal momento che le classi coinvolte sono solamente due per anno, riteniamo che la prova fosse ben strutturata, in quanto è più facile che fra due soli corsi gli argomenti trattati siano simili.

Per quanto riguarda la prova di Inglese, le domande relative alla parte grammaticale, dal momento che le risposte non potevano essere soggette all’interpretazione del singolo, erano adatte per essere formulate a risposta multipla. Ma, in particolare in questo caso, si è notato il problema delle differenze fra le classi e indirizzi (tradizionale  e internazionale): infatti, per garantire una prova parallela che desse la possibilità a tutte le classi di rispondere ai quesiti, è risultato, a volte, che la prova fosse anche troppo semplicistica e non rispecchiante gli argomenti svolti durante quest’anno. Ad esempio le classi del corso internazionale al Socrate (potenziamento in tedesco e matematica), dovendo completare il percorso di Inglese entro tre anni, sono più avanti nel programma. Mentre per la parte di comprensione, è sempre presente la problematica della risposta a crocetta.

Alla base dei test a risposta multipla c’è infatti l’idea che sia possibile valutare oggettivamente e scientificamente l’apprendimento, la conoscenza, le competenze, le capacità di ragionamento e logica degli studenti e delle studentesse. Ci sembra però impossibile ridurre a una serie di numeri e punteggi quella che è l’enorme complessità e varietà che caratterizza la popolazione scolastica e le capacità intellettive dei/delle singoli/e alunni/e nell’analisi di un testo o nella risoluzione di un problema.
Un conto è la formazione da parte dello studente di un proprio punto di vista, di propri strumenti e ragionamenti, tutt’altra cosa è l’imposizione di una capacità di problem solving finalizzata solo alla risoluzione di un problema che viene assegnato e che non è coerente con il percorso didattico dell’anno, probabilmente solo per farci abituare al fatto che questo tipo di test sta entrando sempre di più nel mondo dell’istruzione, in particolare quello universitario, e nel mondo del lavoro.

Fra tutte, la prima contraddizione che abbiamo riscontrato consiste nel fatto che ci era stato garantito che queste prove non sarebbero state propedeutiche alle Invalsi e che non avrebbero dovuto rispecchiarne la tipologia, ma evidentemente così non è stato. Di conseguenza, la trasparenza che come studenti ci aspettiamo, e che deve essere reciproca con i docenti e la dirigente, è stata in parte tradita.

I docenti, inoltre, ci avevano assicurato che gli argomenti presenti nella prova sarebbero stati perfettamente coerenti con il programma svolto durante l’anno e che, anche nel caso ci fosse stata una singola classe che non aveva trattato un argomento, quell’argomento sarebbe stato eliminato dalla prova. Ma con l’introduzione della “Buona Scuola”, essendo gli/le insegnanti in una continua posizione di precarietà, ed essendo sempre soggetti a valutazioni, perché da queste dipenderanno anche i loro aumenti di stipendio, è comprensibile che non possano sempre dire con tranquillità gli argomenti svolti e quelli non svolti. Infatti queste prove potrebbero essere un’occasione di condivisione e di scambio per migliorare il tipo di didattica di ogni professore, se questi non fossero continuamente in un clima di competizione e in un ambiente che impone la gerarchizzazione e la meritocrazia, nonostante queste dinamiche non siano sempre volute e accettate dai docenti stessi.

L’ultimo dubbio che è sorto riguarda la validità dello scopo. Noi studenti riteniamo sbagliata e non condivisibile l’idea di poter valutare oggettivamente così tanti studenti perché la soggettività del singolo dovrebbe essere solo un motivo di arricchimento per la scuola e non un ostacolo per il suo miglioramento.

Inoltre non riusciamo a capire a fondo fino a che punto sia legittimo utilizzare per la valutazione del singolo il voto conseguito con questo genere di prove, il cui scopo dovrebbe essere quello di verificare l’andamento e di incentivare il miglioramento della didattica della nostra scuola a livello generale. Infatti a che serve tenere conto del voto del/della singolo/a alunno/a se si vuole capire l’andamento generale dell’Istituto e in quali classi ci sono problemi? In tal senso troviamo che lo scopo che si ripropongono le prove autentiche non sia raggiungibile e realizzabile anche per l’impossibilità di avere una completa oggettività di valutazione.
In conclusione riteniamo che nella nostra scuola sia più importante concentrarsi su altre problematiche che hanno un forte impatto, sia pure meno evidente, sulla qualità della didattica, come l’edilizia e la manutenzione della sede succursale, o l’organizzazione di tempi e spazi per permettere, a tutti gli studenti che vogliono, di proporre in prima persona esperimenti ed esperienze di didattica alternativa, piuttosto che sull’illusorio raggiungimento dell’oggettività come punto di partenza per un miglioramento generale.

 

Le quinte ginnasiali del Liceo Classico Socrate

 

“Perché avete boicottato i test?”

pensainformatilotta

Pubblicato su TUTTOSBAGLIATO n. 0

La preside del Liceo Classico Socrate ha chiesto tramite circolare di articolare per iscritto le motivazioni per le quali il 12 maggio gli studenti hanno boicottato le prove INVALSI. La risposta di una classe.

 

Abbiamo boicottato i test INVALSI per diversi motivi.  Le Invalsi sono dei test che vengono fatti svolgere in seconda e quinta elementare, prima e terza media e seconda superiore (anche se recentemente si sta proponendo lo svolgimento degli Invalsi anche in quinto superiore e all’università).  Queste prove riguardano la Matematica e l’Italiano e, come precisato sul sito stesso dall’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione, la loro “mission”, ovvero il loro scopo (dei test come dell’Istituto), è quello di concentrarsi “sugli aspetti valutativi e qualitativi del sistema scolastico”. Ciò si traduce in test che dovrebbero fornire, attraverso i risultati, dati statistici utili al miglioramento delle scelte di governo per quanto riguarda il sistema di istruzione. Inoltre queste prove si inseriscono in un orizzonte più ampio con il progetto OCSE-PISA, dal momento che si sta cercando di inserire questo tipo di valutazione in ambito internazionale per creare omogeneità tra i livelli di istruzione di paesi economicamente sviluppati. A nostro parere gli Invalsi presentano contraddizioni, non sono coerenti ed efficaci rispetto allo scopo che si prefiggono. Innanzitutto se il loro scopo è quello di raccogliere dati statistici – tant’è vero che ci vengono presentate come prove anonime – a che serve avere un codice che identifica ogni singolo alunno e che tradisce anche l’anonimato? A nulla, se non ad effettuare una vera e propria schedatura delle competenze dai sette anni in su. Si tratta di una tracciabilità che non ha nessuna utilità ai fini statistici. Se si vuole fare un’indagine davvero anonima, si entra nelle classi, si distribuiscono i quiz e si analizzano;  non è necessario sapere quale studente o quale studentessa ha fatto il test, ma, da un punto di vista statistico, è necessario conoscere l’età, la collocazione geografica della scuola, il numero di alunne e alunni per classe, ecc., non il nome. Lo scopo delle Invalsi, inoltre, dovrebbe essere quello di migliorare le scuole, ma il miglioramento consisterà nel sostenere chi ha già le possibilità per andare avanti e lasciare indietro chi è in difficoltà senza prendersene cura; infatti, chi otterrà risultati migliori riceverà ancora più finanziamenti, chi ne otterrà di peggiori riceverà ancora meno sostegno economico. In questo modo una scuola sempre più o del tutto priva di fondi, pur di ottenere anche irrisori aiuti economici, si ritroverà costretta a competere con le altre scuole per garantire il regolare funzionamento dell’istituto. Far competere le scuole per finanziamenti che dovrebbero essere stanziati e garantiti per tutti, porta così alla gerarchizzazione delle scuole su base meritocratica e alla loro distinzione tra “scuole di serie A” e  “scuole di serie B”. Questo senza considerare che le disuguaglianze sono causate dal contesto socio-culturale ed economico in cui ogni scuola è calata e non necessariamente dalla non adeguata preparazione dei docenti e/o degli alunni/e. Ma il sistema Invalsi ignora completamente le grandi differenze che ci sono da scuola a scuola e, in questo modo, le accentuano. Gli Invalsi, inoltre, discriminano le diversità, che dovrebbero essere motivo di arricchimento per la scuola. I risultati delle prove di coloro che hanno disabilità intellettive o altri tipi di disabilità, nel caso la scuola dovesse decidere di far svolgere loro la prova, divengono completamente inesistenti, dal momento che non vengono considerati; studenti e studentesse affetti/e da DSE (disturbi evolutivi specifici) svolgono le prove nelle stesse condizioni degli altri ed è facoltà della scuola decidere se fornire o meno strumenti compensativi; chi si trova in svantaggio socio-economico, culturale e linguistico dovrà svolgere le prove nelle stesse condizioni degli altri e delle altre, e non avrà neanche la possibilità, nel caso ci fosse la volontà della scuola, di usufruire di altri supporti. Di conseguenza se si è migrante, disabile, se non si hanno condizioni familiari favorevoli, se non si ha una condizione economica positiva, se nella propria classe non si sono raggiunte le competenze previste, si è automaticamente tagliati fuori.

Per questi test, da quest’anno fino al 2019, grazie alle Legge di Stabilità 2015, sono stati spesi e saranno spesi 24 milioni l’anno. Negli anni precedenti la cifra ammontava a circa 12 milioni l’anno. In entrambi i casi non si tratta di cifre irrilevanti, tenendo conto anche del fatto che spesso le scuole non hanno possibilità di avviare i progetti pomeridiani o hanno la possibilità di avviarli in parte, come è accaduto al Socrate, o non hanno la possibilità di acquistare oggetti di vitale importanza per alunni/e e non solo (come ad esempio succede per l’acquisto dei defibrillatori) o per curare la manutenzione dell’istituto (ne è un chiaro esempio la condizione in cui versa la sede succursale del Socrate ormai da anni). Ci chiediamo perché sia necessario spendere così tanto per questi test – oltretutto contestati da anni dall’intero mondo dell’istruzione –  ma non sia altrettanto necessario un aiuto diretto alle scuole per il loro miglioramento e buon funzionamento.  In tal modo la scuola, sempre più o quasi completamente priva di fondi a causa dei tagli e della privatizzazione attuata dalla “Buona scuola”, viene ulteriormente privata di soldi pubblici, destinati solo a pochi fortunati.

Inoltre questi test si prefiggono di valutare oggettivamente la conoscenza, le competenze e la capacità logica degli studenti e delle studentesse le cui competenze, in nome dell’ “oggettività” di queste prove uguali e standardizzate,  vengono quantificate attraverso una serie di crocette e non attraverso la capacità di analisi e di pensiero critico. Di conseguenza gli Invalsi riducono la materia ad un mero “problem solving”, non curante di tutte le peculiarità e diversità di provenienza, programmi svolti, situazioni personali, economiche, sociali dei professori e delle professoresse, degli studenti e delle studentesse e di tutte le scuole del paese.

Siamo giunti a queste conclusioni dopo un percorso di informazione e riflessione che ci ha coinvolto da marzo attraverso momenti di confronto durante assemblee di classe, assemblee d’istituto e di collettivo. Abbiamo scelto di boicottare i test Invalsi completamente coscienti delle motivazioni qui riportate, convinti e uniti nella nostra decisione.

Gli studenti della VK